I fattori di posizionamento sui motori di ricerca secondo SEMrush

    Nelle scorse settimane SEMrush, piattaforma di SEO professionale, ha pubblicato un interessante studio sui fattori di posizionamento, ovvero ciò che permette di posizionarsi nel migliore dei modi sui motori di ricerca, in questo caso Google. L’abbiamo analizzato a fondo e in questo approfondimento vi illustriamo cosa è emerso dall’indagine.

    L’evoluzione del digital marketing passa oggi anche attraverso l’attività SEO (Search Engine Optimization), ovvero l’attuazione di tutti quei fattori che incidono sul posizionamento di un sito sui motori di ricerca.

    Chiunque intenda investire nella comunicazione online del proprio business deve necessariamente prestare la giusta importanza alla definizione di una strategia SEO mirata ed efficace. Di fatto ottenere le prime posizioni sui motori di ricerca è indispensabile per intercettare gli utenti in linea con il target di riferimento e con l’attività in oggetto.

    A questo proposito nelle scorse settimaneSEMrush ha pubblicato un interessante studio sui fattori di ranking, ovvero ciò che rende ogni sito internet più “interessante” per Google e quindi per suoi utenti.
    Gli algoritmi di Google sono segreti, non esiste dunque una vera e propria “formula magica” da seguire alla lettera per fare in modo che il proprio sito si posizioni nelle prime ricerche di Google. Affidarsi alla propria conoscenza ed esperienza diretta, unire a questa alcuni accorgimenti tecnici, numerose buone prassi da seguire e l’utilizzo di strumenti professionali è una delle migliori vie che consentono di ottenere risultati soddisfacenti.

    Posizionare un sito sui motori di ricerca: Lo studio di SEMrush sui fattori di ranking

    Lo studio è stato ottenuto analizzando le prime 100 posizioni per oltre 600.000 parole chiave.
    Lo studio non è stato segmentato per area di mercato, ma per volume di ricerca delle chiavi, ovvero per il numero di ricerche effettuate per una determinata keyword e, contemporaneamente, il livello di concorrenza per quella parole chiave. Ecco i quattro segmenti di volume presi in esame:

    • Volume basso (1 -100 ricerche medie mensili)
    • Volume medio (101 -1,000 ricerche medie mensili)
    • Volume alto (1.001 -10.000 ricerche medie mensili)
    • Volume molto alto (oltre 10.000 ricerche medie mensili)

    Sintetizzando quanto riportato nel report, emerge che il primo fattore di ranking sono le visite al sito web: quelli con autorità superiore tendono a guadagnare più traffico e, di conseguenza, hanno maggiori possibilità di posizionarsi in cima alla SERP (Search Engine Result Page), la pagina che fornisce i risultati di ricerca all’utente, come ad esempio Google o Bing.
    Altri fattori che contribuiscono a definire l’autorità di un sito web riguardano il comportamento dell’utente. Nello specifico si tratta di, per esempio di:

    • tempo speso sul sito;
    • pagine visitate per sessione;
    • frequenza di rimbalzo.

    Riportiamo alcuni dati numerici messi in evidenza:

    • la differenza nella lunghezza del testo differisce del 45% tra le pagine in posizione top 3 e quelle in top 20. Dunque un testo medio-lungo favorirebbe il posizionamento SEO; questo però non deve mai penalizzare il contenuto delle pagine che deve essere sempre coerente, utile e ideato in relazione al target di riferimento;
    • i siti web in prima posizione hanno mediamente 10.000 domini di riferimento in più da cui ricevono link rispetto a chi è in decima posizione;
    • il 65% dei domini che si posizionano più in alto nei risultati utilizza il protocollo HTTPS;
    • la frequenza di rimbalzo per i domini tra la prima e la terza posizione è, mediamente, del 49%;
    • il numero ideale di pagine visitate per sessione è di 3 – 3,5;
    • solo il 18% dei domini che si posizionano bene per keywords ad alto traffico non inseriscono le keywords nel corpo del testo.

    Partendo da questi dati, risulta interessante approfondire alcuni dei fattori di ranking presi in considerazione da SEMrush.

    La sicurezza del sito

    Negli anni passati Google ha lanciato un messaggio molto forte: è fondamentale rendere Internet più sicuro per gli utenti.
    Di conseguenza i siti internet che pongono maggior attenzione alla sicurezza vengono oggi premiati da Google che garantisce loro maggiore visibilità. I dati raccolti dimostrano, soprattutto per le keywords ad alto volume, che l’utilizzo del protocollo sicuro HTTPS è estremamente importante.

    I siti che riescono a posizionarsi bene per un gruppo di parole chiave ad alto volume spesso utilizzano il protocollo HTTPS. Dunque, per chi vuole competere per il posizionamento di parole chiave ad alto volume potrebbe essere utile pensare di ricorrere al protocollo HTTPS.
    Per quanto riguarda invece le parole chiave a basso volume, il tasso di adozione di HTTPS non è così elevato, quindi anche in questo caso adottare tale protocollo potrebbe contribuire a portare a buoni risultati.
    Domini con link al nostro sito (referrer domains)

    Al giorno d’oggi è sempre più difficile creare una rete di backlink efficaci, tanto che Google interviene penalizzando quelle pagine che contengono link “tossici” finalizzati unicamente al posizionamento SEO. È quindi di fondamentale importanza individuare siti autorevoli e che trattino temi affini al sito in questione. Inoltre è emerso che le pagine posizionate più in alto hanno più backlink da domini unici. In sostanza, la ricerca conferma come il valore dei link in ingresso provenienti da altri siti sia ancora molto alto.

    Naturalmente le posizioni migliori per keyword ad alto traffico sono occupate da siti che possiedono un grande numero di backlink. È quindi difficile mettersi in competizione con questi colossi del web, tuttavia per parole chiave con più basso volume di ricerca, una buona strategia di backlink può fare la differenza.

    La lunghezza del testo

    La lunghezza del testo, o il conteggio delle parole presenti al suo interno, è una delle prime cose che formano l’opinione dell’utente sulla pagina che si trova di fronte.
    I testi di un sito web devono essere originali, pertinenti e presentare contenuti di qualità. Per quanto riguarda la loro lunghezza, dal recente studio di SEMrush, risulta che le pagine meglio posizionate su Google hanno un contenuto mediamente più lungo di quello presente nelle pagine posizionate meno bene.

    La lunghezza del testo rappresenta dunque un valore per il successo della pagina dal punto di vista SEO. Questo non significa però che la lunghezza debba andare a discapito del contenuto che deve essere coerente, ben scritto e ottimizzato, in particolar modo se si spingono parole chiave ad alto volume.

    I fattori SEO On-Page

    Con la dicitura SEO On-Page, che viene spesso definita anche SEO On-Site, si fa riferimento a quelle attività SEO che vengono svolte direttamente sul sito mettendo mano alla sua struttura e composizione. Queste attività differiscono da quelle definite come SEO Off-Page che non hanno a che fare con la modifica del sito, ma sono attività esterne.

    Per i principali fattori SEO On-Page come title, description e keyword nel corpo del testo è emerso che:

    • L’utilizzo delle parole chiave all’interno del campo title si conferma essere una scelta assolutamente efficace. Oltre il 60% di siti presenti nelle prime 20 posizioni, infatti, contengono la parola chiave principale relativa al tema trattato all’interno di questo campo.
    • È opportuno inoltre inserire la keyword (ad alto volume di ricerca) all’interno del corpo del testo, infatti più del 75% dei siti analizzati la contiene.
    • Includere la keyword anche nella description, invece, non è cosi rilevante soprattutto per parole con bassi volumi di ricerca
    • Nei siti presenti nelle prime 20 posizioni il 20% ha la keyword nel title, il 25% nel corpo del testo e il 15% nella description.

    Inoltre inserire parole chiave a corrispondenza esatta non è fondamentale nell’ottimizzazione SEO On-Page. Infatti, è più importante diversificare il nucleo semantico del testo e renderlo rilevante in base alle parole chiave desiderate.

    Infine, dall’analisi è emerso che la presenza di video all’interno della pagina o dell’articolo non rappresenta un elemento significativo per il posizionamento sui motori di ricerca. È anche vero però che i video sono contenuti molto richiesti da parte degli utenti, quindi è bene includerli quando possibile anche se non rappresentano un vero e proprio punto di forza dal punto di vista SEO.

    Visite al sito

    Uno dei principali indicatori della popolarità di un sito web è rappresentato dal numero di visite. Ci sono molti modi per attirare visitatori su un sito web: traffico diretto, ricerca organica, social network, domini di riferimento, e-mail, ecc…

    La ricerca si è quindi concentrata sul valutare quanto il traffico su un sito web influenzi le classifiche delle pagine e se la ricerca organica rappresenti il fattore decisivo.
    Dai dati è emerso che per parole chiave ad alto volume di ricerca, Google assegna maggiore importanza a siti con un numero di visite superiori. Questo passaggio è invece meno rilevante su keyword con volumi di ricerca più bassi.
    Ci si potrebbe chiedere: se Google assegna una posizione di rilievo a questi siti non è questo il motivo per cui ricevono più visite? La ricerca di SEMrush, però, conferma questo dato anche senza considerare le ricerche organiche, dunque si dovrebbe puntare sulle visite al sito indipendentemente dalla ricerca organica.

    Le visite dirette al sito, quelle che arrivano per esempio da social o da campagne pubblicitarie, possono influire se si parla di keyword con alti volumi di ricerca.

    Segnali di comportamento dell’utente

    L’analisi ha preso in considerazione tre segnali di comportamento dell’utente:

    • frequenza di rimbalzo;
    • tempo sul sito;
    • pagine viste per sessione.

    Dall’analisi è emerso che i siti con pagine meglio posizionate presentano una frequenza di rimbalzo più bassa, maggiori tempi di permanenza sul sito e più alti valori di pagine viste per ogni sessione.
    Si ipotizza che siti in primo piano, spesso molto conosciuti, possano avere un maggiore grado di fiducia da parte degli utenti, il che potrebbe spiegare un minore bounce rate (frequenza di rimbalzo) e una maggiore permanenza sul sito.

    Nonostante siano gli stessi rappresentanti di Google a giudicare i segnali di comportamento degli utenti troppo discontinui da poter essere intercettati con certezza, di fatto un’alta frequenza di rimbalzo può indicare che il contenuto della pagina in questione sia irrilevante. Lo stesso vale naturalmente per gli altri due fattori.

    In ogni caso, secondo la ricerca di SEMrush i siti meglio posizionati per determinate keyword sono quelli dove gli utenti spendono più tempo e consultano più pagine.

     

    Come già anticipato in precedenza i fattori di ranking evidenziati da SEMrush e presentati in questo articolo sono da tenere presenti se si vuole ottenere dei risultati soddisfacenti dal punto di vista SEO.
    Questo però non significa che semplicemente attenendosi a quanto riportato nell’analisi sia possibile collocarsi nelle prime posizioni di ricerca per determinate keyword. Google infatti è un motore “intelligente” e tiene in considerazione molteplici altri fattori. È infatti fondamentale quindi unire a queste informazioni la propria esperienza, la conoscenza dei mezzi e degli strumenti a disposizione e le numerose tecniche utili per un posizionamento efficace. Per esempio,  creare una rete semantica rilevante, rappresentativa dell’intenzione di ricerca dell’utente, riportarla nella struttura portante del sito e strutturare i contenuti inserendo le parole chiave individuate, può essere un’ottima base di partenza!