Qwant, il motore di ricerca che non traccia i dati degli utenti
“Perché accettare da un motore di ricerca quello che non accetteresti nella vita?”
Questa è la domanda che – la società per azioni europea – Qwant pone agli internauti italiani, soprattutto da quando il 9 ottobre, il motore di ricerca – nato in Francia nel 2011 – è stato lanciato in Italia.
La notizia è stata ufficializzata dai top manager della società, presso l’Eataly Milano Smeraldo durante una conferenza dal titolo “Concentrazione del mercato digitale e profilazione degli utenti… perché dovrebbero realmente interessare a persone, aziende e istituzioni?”.
Ad annunciare l’ingresso di Qwant nella rete italiana sono stati il nuovo country manager Italia della società Fabiano Lazzarini, il fondatore Éric Leandri e il direttore generale Alberto Chalon.
Il motore di ricerca, nato a Parigi e supportato da Mozilla, è stato inaugurato in Francia e in Germania il 4 luglio del 2013 e risponde alla necessità di usufruire di uno strumento di ricerca online che:
- non profili e non tracci gli utenti;
- sia capace di contrastare lo strapotere degli strumenti di ricerca made in USA e, in particolare, di Google;
- sia completamente europeo.
Partendo da questi obiettivi, l’attività parigina ambisce a diventare una valida alternativa ai giganti americani. Inoltre, si prefigge di attirare una buona fetta di utenti – secondo le previsioni di Chalon, il 5% del mercato italiano entro il 2020 – che desiderano utilizzare uno strumento di ricerca efficiente e ovviare contemporaneamente al compromesso del tracciamento delle attività online.
La filosofia su cui gli ideatori – e i progettisti – di Qwant si sono basati per la sua realizzazione è costituita da due principi fondanti:
- il rispetto della privacy dei navigatori;
- la garanzia di imparzialità delle voci messe a disposizione con la ricerca, dato che le ricerche non vengono condizionate da eventuali tracciamenti.
In questo articolo cercheremo di fare luce sulle caratteristiche più rilevanti di Qwant per capire come e quanto si stia distinguendo sullo scenario dei SE internazionali e quali sono le sue prospettive e potenzialità.
Q are Wanted!
L’idea del nome Qwant è una crasi che nasce dall’unione di due concetti. Primo: la ‘Q’ iniziale sta per quantità e si rifà alla mole di dati processati dal motore di ricerca. Il secondo concetto è espresso dal termine inglese want(ed) inteso come ‘ricercato’.
Il risultato, per assonanza, è una parola che ricorda volutamente il termine scientifico quanto coniato dal premio Nobel Max Planck, il fondatore della fisica quantistica, successivamente ripresa da Albert Einstein. Questi ipotizzò nel 1905 che l’energia del campo elettromagnetico fosse trasportata da quanti di luce, elementi ancora più piccoli degli atomi. Metaforicamente, Qwant, si comporta come i quanti di luce, trasportando una infinità di informazioni, cioè i dati del web.
È curioso come questa società abbia scelto di evocare un elemento infinitamente piccolo come il quanto, quando il significato di ‘Google’ – che prende il nome da un termine coniato dallo studioso americano Edward Kasner – si relaziona invece ad un numero infinitamente grande…
Zero tracking
Come il fondatore Éric Leandri ha spiegato ai giornalisti al convegno di Eataly, Qwant attua un processo di anonimizzazione dell’indirizzo IP e dell’agent ID di tutti utenti che atterrano sul sito. In questo modo gli utenti sono certi di poter fare ricerca, sicuri del rispetto della propria privacy.
In più, i dati dei navigatori che, altri motori di ricerca avrebbero tracciato durante le ricerche online, non saranno né identificati né conservati e, quindi, non potranno essere utilizzati per finalità di marketing.
Per esempio gli annunci sponsorizzati mostrati su Qwant, in seguito ad una ricerca avviata, saranno esclusivamente relativi alle parole chiave digitate in quel momento.
Per quanto riguarda il salvataggio di informazioni e modifiche alle impostazioni scelte dagli utenti, gli unici dati registrati da Qwant sono le preferenze di navigazione che l’utente esprime iscrivendosi, allo scopo di usufruire delle funzionalità avanzate. In questo modo è possibile, ad esempio, scegliere di salvare le ricerche effettuate e creare dei carnet con le informazioni da conservare.
Terminata l’iscrizione, viene attivato automaticamente un local storage progettato per salvare quattro precise preferenze di navigazione:
- la lingua selezionata;
- l’attivazione o la disattivazione delle impostazioni scelte dall’utente;
- il filtro adulti, se richiesto;
- e le favicon cioè, per come inteso da Qwant, i siti di maggior interesse dell’utente.
Infine, i dati relativi alla connessione vengono salvati e associati alle ricerche archiviate dagli utenti sui propri account, a tutela della privacy stessa degli iscritti, in caso di accessi sospetti e di intrusioni da parte di terzi.
All’apparenza questi punti possono sembrare una contraddizione rispetto quanto detto in precedenza, dal momento che il local storage registra alcuni dati da noi selezionati e l’analisi sulle connessioni permette di conoscere la provenienza degli utenti che accedono agli account.
In realtà il salvataggio di queste informazioni facilita e tutela la user experience, senza inficiare realmente la riservatezza dei dati degli utenti che, in cambio, possono ottenere risultati di ricerca liberi da qualsiasi condizionamento legato al tracciamento e all’analisi dei dati di profilazione.
I vantaggi messi a disposizione da Qwant, a ulteriore tutela della privacy degli iscritti, sono i seguenti:
- l’inaccessibilità da parte del sistema al profilo degli account utenti;
- la possibilità da parte degli iscritti di disattivare local storage in qualsiasi momento;
- l’eliminazione automatica e totale di tutti i dati della cronologia e di tutti i dati di iscrizione, in caso di disiscrizione e cancellazione dall’account. Infatti nella pagina dedicata a questo aspetto, prima di procedere all’eliminazione, viene richiesto all’utente se desidera salvare i propri dati in un altro ambiente.
Quest’ultimo punto è molto importante perché, dopo aver chiuso l’account e col decorrere di un lasso di tempo che può variare da alcuni giorni a pochi mesi – in base alla tipologia di account creato – tutte le informazioni contenute nel profilo utente saranno definitivamente cancellate.
Se si decide di eliminare l’account di Google, dopo due o tre settimane, tutti i dati del profilo e le informazioni tracciate vengono eliminate completamente senza possibilità di recupero. Perciò, rispetto a Qwant, i tempi di cancellazione possono divergere ma in sostanza il risultato è il medesimo.
Tolte queste eccezioni, non c’è alcuna forma di tracciamento da parte del motore Qwant, che si vanta di non utilizzare alcun tipo di cookie e di sistemi di tracciamento con finalità pubblicitarie perché questo motore di ricerca, come anche Ixquick e DuckDuckGo, non è interessato alla nostra vita. Inoltre, a differenza dei suoi predecessori, Qwant è un prodotto europeo al 100% dato che i suoi server sono tutti localizzati nel territorio UE e i dati ivi contenuti sono tutelati dalle normative sulla privacy della Comunità Europea.
Qwant vs Google
Qwant si oppone ad alcuni schemi attuati da Google, che oggi governano il mondo dei motori di ricerca più utilizzati e promuove il suo marchio proprio sulla base del ribaltamento di queste caratteristiche attraverso:
- la creazione e l’utilizzo di un sistema di intelligenza artificiale chiamato Iceberg che effettua la ricerca basandosi su vari criteri tra cui i meriti qualitativi dei siti analizzati – qualità tecniche ed editoriali dei testi web, qualità delle immagini contenute ecc… – ma che, rispetto agli attuali colossi del settore, ignora le preferenze di ricerca e di navigazione degli utenti che normalmente condizionano l’indice di posizionamento dei siti. Questo ultimo punto è controllato e garantito dall’autorità francese di controllo della protezione dei dati personali.
- La società guadagna con la sponsorizzazione di annunci, proprio come Google con Adwords, ma attraverso Zanox, – un network di affiliazione – che raccoglie attività commerciali interessate a pubblicizzarsi online. A differenza di Google, questo sistema non offre la possibilità di posizionare i propri annunci su un pubblico selezionato sulla base delle proprie esperienze e preferenze di navigazione.
- Qwant ha preso accordi con varie aziende tra cui l’e-commerce italiano ePRICE, il primo player italiano ad avere stretto una partnership col motore di ricerca europeo. Grazie a questa collaborazione, gli utenti che faranno ricerca nella sezione ‘Acquisti’, presente sulla barra verticale a sinistra, potranno accedere direttamente agli annunci ePRICE, che sarà l’unico sito presente tra i risultati.
- Qwant mostra i risultati di ricerca in modo originale e ha creato una serie di prodotti mirati per gli utenti interessati ad iscriversi:
- La ricerca mostra in primo piano le categorie immagini, video e shopping a cui è dedicato uno slider con i contenuti in evidenza;
- Sotto lo slider, i risultati della ricerca sono presentati in un’unica pagina in modalità panoramica e vengono organizzati in tre colonne, in base alla tipologia di risultato. Le tre categorie sono web, novità – che corrisponde alla sezione notizie di Google e social;
- A sinistra, una barra verticale mostra tutte le categorie di ricerca, tra cui anche la sezione musica, al momento ancora in versione beta;
- In fondo alla barra verticale si trova il tool bacheche – che per icona e funzionalità ricorda facilmente Pinterest – lo strumento di raccolta personale che permette agli utenti iscritti di organizzare in categorie le proprie ricerche in rete;
- Un altro prodotto proposto è Qwant Junior, un motore di ricerca per i bambini tra i 6 e i 13 anni di età che mette in evidenza “i risultati dal valore educativo riconosciuto” e si autodefinisce “il primo motore di ricerca dedicato ai bambini, che consente loro di imparare in un ambiente sicuro”;
- Inutile dire che Qwant è responsive e propone un app mobile gratuita e disponibile sia per Android sia per iOS.
I finanziamenti dall’Europa
Da sempre, la Comunità Europea è interessata a promuovere un sistema di ricerca online che sia capace di competere con lo strapotere degli strumenti americani e che possa soprattutto tutelare i dati dei navigatori del vecchio continente.
Nel 2013 durante il programma comunitario per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020, si presentò la prima occasione da parte delle istituzioni di investire in questo progetto privato. In quell’anno la Banca Europea degli Investimenti finanziò la startup con 25 milioni di Euro.
Grazie alla fiducia delle istituzioni francesi ed europee, nel 2016 la società è riuscita a totalizzare 2,6 miliardi di ricerche, raddoppiando in numero delle visite rispetto all’anno precedente.
Forte dell’appoggio dell’Europa e attento al desiderio sempre più crescente degli internauti di tutelare i propri dati, Qwant ambisce a rompere i tradizionali paradigmi dei principali motori di ricerca.
È troppo presto per dire se gli obiettivi di questa società saranno raggiunti ma, indubbiamente, la nascita e l’interesse crescente verso motori di ricerca con queste caratteristiche è un chiaro segno del disagio che i principali player stanno creando nelle vite private delle persone che ne fanno uso.
Riprendendo la domanda citata all’inizio Qwant si pone come risposta alla questione e, quindi, anche come soluzione al problema dell’utilizzo dei dati personali e di navigazione da parte dei sistemi di ricerca come Google, suo principale antagonista.